Voglio mangiare il tuo pancreas – Recensione

Un racconto di rapporti che s’intrecciano, un viaggio verso la scoperta del valore della vita e della morte
Voglio Mangiare il tuo pancreas

Probabilmente alla base dell’animazione giapponese c’è un obiettivo di fondo: farti restare addosso le emozioni delle storie raccontate come se un forte odore ti fosse arrivato dritto nei polmoni.

Da piccoli dettagli, scene mute, sfondi dai colori sfumati, singoli suoni che apparentemente sembrano non avere molto significato, riescono a farci passare alla complessità dei rapporti umani e affrontare temi profondi e temuti come la morte. Voglio mangiare il tuo pancreas (Kimi no suizô wo tabetai), si apre con un dramma compiuto, il funerale di una ragazza diciassettenne, Sakura. Non ci sono possibilità di fraintendere o sperare altro, ma la storia della ragazza – dall’anima rosa acceso, proprio come i fiori del ciliegio – ci farà arrivare al suo addio con un’esplosione dei più disparati sentimenti umani.

voglio mangiare il tuo pancreas

Tutto comincia quando Sakura perde il proprio diario in un ambulatorio medico: proprio lì si trova un suo coetaneo e compagno di classe, che lo raccoglie e lo legge con espressione piuttosto distaccata, quasi superficiale. Il ragazzo scopre che appartiene ad una persona che si appresta a morire per via di una malattia al pancreas. In pochi minuti e in maniera a dir poco diretta, Sakura gli svela la sua condizione e gli confessa che al di fuori della sua famiglia nessuno ne è al corrente. A volte parlare di problemi personali con uno sconosciuto risulta davvero liberatorio e terapeutico, ma quale reazione potrebbe scatenarsi se questo sconosciuto si mostrasse del tutto disinteressato o addirittura annoiato davanti ad un dramma della portata di una morte imminente?

voglio mangiare il tuo pancreas

Inaspettatamente Sakura non ne resta affatto ferita, anzi, la reazione del ragazzo le accende una scintilla: nelle sue condizioni non ha nulla da perdere. Adesso ha trovato una persona che non teme la sua malattia, che non la conosce e che a differenza sua è freddo e schivo con tutto ciò che ruota attorno al significato di vivere la propria vita.

In maniera bizzarra e quasi maniacale decide di entrare prepotentemente nella vita del suo ombroso compagno di classe, cominciando a pedinarlo in libreria, spronandolo a fare cose insieme. Gli rivela che il pancreas era considerato anticamente come l’organo in cui risiede l’anima, e mangiare il pancreas di qualcun altro porterebbe a condividerne l’essenza. I due ragazzi sono come lo yin e lo yang, due antipodi che restano sgomenti per le reciproche reazioni e questo viene enfatizzato anche dai colori delle scene di cui sono i protagonisti.

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Il mondo di Sakura, dei momenti in cui lei si racconta, emana tutte le sfumature del rosa, è composto da scene all’aria aperta e paesaggi illuminati che lei guarda sempre di spalle, mentre il suo compagno percorre strade piovose, vicoli poco illuminati e vive in una stanza grigia e buia. La sorpresa che troverete nella pellicola è che nonostante sia un lungometraggio incentrato su un dramma, ha un’ironia di fondo e scene divertenti che gli fanno da pilastro. Sakura, che è ben consapevole della sua morte imminente, si rapporta al suo destino con un umorismo strampalato e buffo, accompagnato da una schiettezza quasi brutale, probabilmente propria solo di chi non può permettersi di avere paura della morte perché ci cammina accanto.

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Le incomprensioni fra lei e il ragazzo sono strambe e insolite, l’uno non capisce minimamente il mondo dell’altro e questo crea continue tensioni che sono percepite in maniera piuttosto reale. È una storia che affonda radici e ironizza sulla complessità dei rapporti sociali, la visione in questo caso ha un forte timbro nipponico, non perché il problema di relazionarsi è complicato solo in Giappone, ma solo perché lì è complesso in un modo che non si riscontra altrove.

Voglio mangiare il tuo pancreas è tratto dal romanzo omonimo di Yoru Sumino del 2014, da cui sono stati ricavati anche un manga nel 2016 e un film live action diretto da Sho Tsukikawa nel 2017.

L’opera è il debutto alla regia di Shinichiro Ushijima, che compie una scelta difficile e rischiosa per i temi trattati. Una storia del genere porta facilmente a dire cose banali e scontate, rende necessario destreggiarsi in ciò che scorrettamente la vita ci piazza davanti. Ma il regista senza troppo contestualizzare i protagonisti ci porta subito al di là della singola vicenda, nella morale della storia che è la storia stessa. Ushijima è riuscito a lanciare molti incipit nel corso della trama, per poi raccoglierli tutti insieme lungo il cammino. Alla fine del film non avrete affatto quella sensazione di storia incompiuta perché intaccata dai drammi della vita, anzi.

Voglio mangiare il tuo pancreas

Tralasciando completamente il romanticismo adolescenziale e parlando di rapporti che vanno ben oltre l’amore, Sakura e il suo compagno (di cui volutamente non vi rivelo il nome) vi faranno guardare la vita attraverso i loro occhi e vi lasceranno mentre tenterete di rispondere ad un’unica domanda: cosa significa vivere?



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Saki

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Cuore giapponese in un corpo italiano, leggo manga dalla più tenera età e sogno ancora di cavalcare Falcor! Curiosa fino allo sfinimento, sono pronta a parlarvi delle mie scoperte!

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