Perché Before the Storm è inferiore alla serie principale

Torna la rubrica dedicata ai videogiochi nata dalla collaborazione tra MegaNerd e Player.it

L’8 marzo è stata rilasciata sul mercato la versione fisica di Before the Storm, il prequel in tre episodi della mai troppo incensata serie videoludica Life is Strange. La storia narra le vicende di Chloe Price, prima del suo periodo tricotico blu, e di Rachel Amber, studentessa modello della Blackwell Academy con la quale stringerà una forte relazione di amicizia/amore.

Premettiamo che Before the Storm è davvero una gran bella esperienza da vivere come spettatore, quindi questo articolo non vuole in alcun modo criticare il lavoro svolto da Deck Nine Games, studio di sviluppo che ha preso il posto di Dontnod nella realizzazione del gioco. Io da videogiocatore, però, ho il vizio di fare confronti, di scavare più a fondo di una questione e di vivisezionare un prodotto, soprattutto quando mi rendo conto che il titolo di una serie non ha avuto su di me lo stesso impatto che mi sarei aspettato.

È la trama più vicina a un teen drama che non a un thriller a farmi dire che Before the Storm è nettamente inferiore alla serie principale? Forse, ma non è questo, o meglio, non è solo questo. Giocando alle varie sequenze di Before the Storm mi rendevo sempre più conto che ci fosse qualcosa che non mi convinceva fino in fondo. La caratterizzazione dei personaggi? Assolutamente no, i personaggi principali e secondari riescono ad immergerti perfettamente nella storia e il contesto generale mi è sempre apparso coerente e ben strutturato.

Andando più avanti con la storia ho iniziato a capire cosa mi mancava e cosa mancasse al gioco: Max Caulfield. Molti ora diranno che si tratta di una banalità e di una mancanza assolutamente marginale per decretare l’inferiorità di un prodotto rispetto a un altro. Il punto è che Max Caulfield non mi è mancata in quanto catalizzatore della storia, ma perché senza di lei a cambiare è il gameplay. Max non influenzava la storia, ma la giocabilità di Life is Strange.

Mi spiego: io sono un gamer e, per quanto mi possa piacere la storia di un videogioco, non posso chiudere un occhio in caso di lacune nel gameplay. I videogiochi sono cambiati molto in questi anni, ma rimangono tali, cioè opere di intrattenimento che devono offrire interattività al giocatore, la possibilità di gestire le situazioni. In Life is Strange, grazie a Max, avevamo un gameplay non lineare, che creava un connubio perfetto con il cosiddetto effetto farfalla.

 

Si prendeva una decisione: questa non portava a nulla di concreto o a una conclusione che ci impediva di proseguire? Bene, il potere di Max di riavvolgere il tempo dava vita a una serie di schemi che ci permettevano di studiare il mondo intorno a noi, di carpirne i dettagli da usare a nostro vantaggio. Ogni sequenza di Life is Strange portava il giocatore a ripetere in loop le scene, senza che queste però fossero sempre uguali tra di loro al cento percento.

Ho fatto un casino dicendo la verità a un personaggio? Riavvolgo e cerco di capire quale sia la strada migliore per lui e per me. Ho usato un oggetto in modo avventato? Vediamo cosa sarebbe successo se… Max era una grande opportunità di gameplay che veniva sfruttata in modo magistrale. Before the Storm invece ha uno schema fisso da cui non si può mai uscire. La famosa farfalla al centro della Teoria del Caos viene così ingabbiata. Il gameplay del prequel è una linea retta che non ammette deviazioni:

Chloe Price prende una decisione —–> Conseguenza —–> Accettazione

Le decisioni sono incontrovertibili e non potremo fare altro che prendere atto della nostra lungimiranza o della nostra poca lucidità. D’altronde, né Chloe né Rachel hanno il dono di Max e, dunque, le loro decisioni risultano più umane e, forse, più difficili. Max sa, dopo averne preso coscienza, di poter tornare indietro se qualcosa non è andata come voleva che andasse. È proprio questa sua maggior libertà di scelta che crea il Caos intorno ad Arcadia Bay, perché giocare con il tempo è pericoloso… ma dannatamente divertente. Max rappresenta quindi uno dei personaggi più influenti della storia dei videogiochi moderni, perché cambia le sorti non solo sul piano espositivo ma anche ludico che è, poi, il fattore determinante in un videogame.

Before the Storm rimane un gioco toccante e consigliato a chiunque abbia già giocato Life is Strange… anzi, essendo un prequel, potrebbe fare anche al caso di chi non si è mai avvicinato a questa serie videoludica. Oltretutto, giocare Before the Storm conoscendo già le sorti dei personaggi potrebbe risultare a tratti fastidioso.

Seguire la timeline in ordine cronologico narrativo, in questo caso, penso sia la scelta più giusta. Una scelta che, comunque, noi poveri gamer rompipalle non possiamo cambiare tornando indietro nel tempo. Per questo la serie principale batte in modo netto il suo prequel: perché ci permette di fare ciò che nella realtà ci è, e forse, ci sarà sempre precluso.

 

Michele Longobardi

 

 

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