La ragnatela dei ricordi: quanto ci manca il vecchio Spider-Man…

Era una cosa che mi chiedevo ieri sera. In televisione passavano il rockumentary sulla storia degli Oasis. Ed io, che pure non sono mai stato un gran fan della musica dei fratelli Gallagher, mi sono sentito trasportato negli anni ’90, in quel vortice multiforme e colorato formalmente conosciuto come adolescenza. Sarebbe facile, e credetemi ne sarei tentato, sprofondare nella solida retorica del ‘tutto era meglio prima’. Però se penso alle storie dell’amichevole Ragno di quartiere, praticamente da sempre compagine del mio tempo libero, è innegabile che qualcosa sia cambiato.

spidey neroInnegabile, quanto naturale, potrei aggiungere. La Marvel da sempre ha fatto suo punto di forza il prendere elementi della vita reale e riadattarli e rimescolarli nel suo multiforme calderone. La volta che in Transformers 3 targato Play Press lessi dell’Uomo Ragno in black che si trovava ad un concerto di Brick Springsteen e The Tenth Avenue Band (sic), un amore imperituro stava già scoccando, prima ancora che me ne rendessi conto.

Però è anche vero che ad un certo punto, forse dopo il 2001, anno in cui il terrore è entrato nella vita di tanta gente, il sapore della realtà ha portato qualcosa di differente alla Casa delle Idee. Fino alla prima metà degli anni ’90, i fumetti Marvel erano racconti di eroismo, certo a volte un po’ troppo semplificati, ma degni di quella stampa a quattro colori, così pop da richiamare lo stesso Andy Warhol. E l’Uomo Ragno ne era assoluta bandiera. Anzi, sono convinto che per circa trent’anni, Peter Parker ha rappresentato l’archetipo generazionale per eccellenza. Studente modello e amante delle scienze nell’America degli anni ’60 figlia dei baby boomers e fiduciosa in un futuro luminoso, quasi lunare. Studente universitario alle prese con una grande e tentacolare metropoli negli anni ’70. Saltellando tra i vicoli come tra un lavoretto e l’altro in perenne ricerca dei soldi per l’affitto ed in fuga dai sensi di colpa per non aver realizzato le promesse e le speranze della propria famiglia d’origine. L’edonismo degli anni ’80 lo ha visto rilassato e battutista come non mai, sposato ad una super modella. Pieno di contraddizioni e concentrato sull’aspetto divertente di essere un arrampicamuri (fino a quando non c’era  DeMatteis a scriverne). Il grunge degli anni ’90 ci ha restituito una generazione interrotta, definitivamente sfiduciata nei confronti del futuro. E Peter era là, sposato, in lotta per arrivare a fine mese mentre la sua sempre più variopinta cricca di costumi animati, cloni e folletti vorrebbe fargli la pelle.

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E se ci penso attentamente, credo che quello sia stato l’ultimo periodo in cui, al di là della passione per le avventure dei supereroi, Peter possa essere stato capace di trasmettere empatia.

Dietro l’angolo c’erano le bellissime tavole di John Romita Jr e le tragicomiche storie di Straczynski. So che qui alzerò un polverone, ma è difficile non fermarsi a considerare che, con tutta quell’enfasi sui poteri totemici e la Tela della Vita, non si è fatto altro che dare a Peter i Midiclorian. Dire che i suoi poteri erano indipendenti da quel morso di Ragno ha alienato la maggior parte dei fan. Tutti i secchioni, sovrappeso, occhialuti, magrolini, tutti quelli che non erano capace di eccellere nello sport o inetti socialmente, tutti i nerd (attributo di cui vado particolarmente orgoglioso) vivevano in quel morso un momento di rivalsa: se un ragno poteva trasformare uno di loro in un eroe, allora prima o poi qualcosa sarebbe successo anche nelle loro vite e li avrebbe resi spettacolari o, addirittura, stupefacenti. Straczynski ha privato tutti di quel sogno, e lasciamo perdere la turpe faccenda dei figli di Norman Osborn e Gwen Stacy.

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In un certo modo, la realtà, in questo caso nei panni di un consumato autore televisivo, bussava di nuovo alla porta della Casa delle Idee. La globalizzazione aveva portato nuovi linguaggi, nuove chiavi di lettura ed era arrivato il momento di provare a cavalcare l’onda. In più arrivò l’11 settembre, e quel bisogno di protezione, reazionaria, conservativa, invadente. Molti eroi in quel momento avevano già iniziato la mutazione da avventurieri a paramilitari. Era un retaggio del genere manga che cominciava a conquistare l’occidente: i mantelli si trasformavano in impermeabili, i costumi in spallacci e fibbie, le maschere in occhiali da sole, e prima di rendercene conto, Lorenzo Lamas governava tutto l’immaginario supereroistico, da Nomad a Nightwing.

L’arrivo della prima Guerra Civile fu il punto di non ritorno. La Marvel e Mark Millar massacrarono il Ragno, con quella sua confessione a microfoni aperti, per amore di un cliffhanger. E quando le cose volsero al peggio, quando il concetto di trasparenza, che in originale faceva scopa con la homeland security tanto blasonata dall’amministrazione Bush, risultò essere inapplicabile all’idea stessa di avventuriero, libero e ovviamente super partes, che le cose precipitarono.

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Back in Black poteva ancora funzionare, almeno per un breve periodo. One More Day fu la lapide definitiva sul Peter che conoscevamo a amavamo. Il reset becero della continuity approntato in due tempi attraverso un diabolus ex machina come Mephisto stride ancora con tutto. ‘Le nuove generazioni non si identificano più con un Ragno sposato e troppo adulto’, commentò l’allora Editor in Chief JoeQuesada. Che era un po’ la ragione per cui avevano messo in cantiere l’universo Ultimate. Non so quanto le vendite siano cambiate da dieci anni fa. Se effettivamente il numero di nuovi lettori è migliorato rispetto ai vecchi persi o insoddisfatti.

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So che l’ultima trasformazione, quella nelle mani di Dan Slott ,mi mette i brividi. Peter CEO di una azienda high tech, che usa il Ragno come una specie di guardia del corpo, e le sue risorse aziendali per migliorare le tecnologie a disposizione dell’avventuriero mi lasciano basito. Quanti vorrebbero identificarsi nel CEO di un’azienda? O meglio, quello non è manco Peter, è Tony Stark. E la differenza fondamentale tra i due è che Peter è sempre stato di indole buona e schiacciato dai sensi di colpa.

Come lo vedete voi un capitano d’industria farsi travolgere dal senso di colpa ogni volta che una decisione volta ad incrementare un profitto costa il sacrificio di posti di lavoro e di risorse ?

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Esatto.

A questo punto, non credo sia un caso se, in tempi così poveri d’introspezione, si decida di ripescare dall’armadio dei cloni il buon vecchio Ben Reilly…

Quanto ci manchi, Spider-Man.

40 anni nerd

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0 Comments

  • Ma ai ragazzini piace???
    Io sto seguendo le avventure del ragno e benché non abbia preso la direzione che io avrei voluto trovo comunque un evoluzione in linea con Peter…

    • Mah, non so quanto effettivamente possa piacere, visto che la Marvel a breve rivedrà le sue posizioni con l’evento Legacy

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