I meravigliosi anni 90 – Dall’Ultimate Challenge all’ascesa del becchino

Dopo aver esplorato gli anni 80 del wrestling, iniziamo oggi un viaggio che ci porterà nei mitici anni 90

I “meravigliosi” anni Novanta. Quelli delle spalline alle giacche da uomo, dei capelli cotonati alla Brandon Walsh e delle top model. Quelli del personal computer e di Microsoft Windows. Quelli della scomparsa di Freddie Mercury, del Black Album dei Metallica e del karaoke (che – incredibilmente, come a voler essere un ulteriore segnale del fatto che non c’è alcuna speranza per l’umanità – continua ad essere un “divertimento” molto popolare ancora oggi). Quelli della tivù satellitare e del wrestling su Tele+2, la nuova rete italiana interamente dedicata allo sport. Quelli degli anni della scomparsa dei nostri beniamini dagli schermi del Belpaese.

Il 1990, poi, è anche l’anno delle notti magiche dei mondiali in Italia.

La World Wrestling Federation poteva contare fra le sue fila due delle più grandi stelle della lotta libera professionistica: il campione del mondo Hulk Hogan e il campione intercontinentale The Ultimate Warrior. Gli anni Ottanta avevano rappresentato il picco massimo di popolarità raggiunto dal wrestling. Continuare sulla stessa scia sarebbe stato molto complicato ma non impossibile. Soprattutto se potevi mettere quei due uno contro l’altro e vedere cosa sarebbe successo mentre contavi i soldi.

Hogan e Warrior erano i lottatori più popolari, certo, ma ricordiamoci sempre che, per il successo di un “buono”, ci vuole sempre un “cattivo” a tirare la carretta. E c’era un altro lottatore che era bravissimo in questo ruolo: Curt Hennig, meglio conosciuto come “Mr. Perfect”. All’inizio dei Novanta, Hennig poteva vantare un record di più di un anno senza sconfitte – che ovviamente lui definiva “Perfect Record” – e le sue fortune erano dovute, in parte, alle cure del suo manager, il fastidiosissimo The Genius, quello che prima di ogni incontro di un suo assistito prendeva il microfono e infastidiva il pubblico con una delle sue poesie.

Curt Hennig, Mr. Perfect

Nella puntata di Saturday Night’s Main Event del 25 novembre del 1989, The Genius era salito sul ring ed aveva addirittura ottenuto una vittoria per countout contro Hulk Hogan grazie all’interferenza di Mr. Perfect che, colpendolo alla testa con la sua cintura, aveva impedito al campione di tornare sul quadrato prima che il disattento arbitro terminasse il conto di dieci. Qualche mese dopo, a gennaio del 1990, in occasione della Royal Rumble, Hogan ottenne la sua vendetta scaraventando Perfect fuori dal ring e vincendo così il match a trenta uomini. 

Uno dei momenti più emozionanti di quella “rissa reale”, però, fu il primo incontro/scontro sul ring fra le due stelle del momento. The Ultimate Warrior e Hulk Hogan entrarono nel match, rispettivamente, da ventunesimo e venticinquesimo. E il pubblico impazzì quando i due si trovarono faccia a faccia. Alla fine, il tutto si risolse con qualche sguardo fulminante e un reciproco “braccio teso”. Poi Warrior venne eliminato da Rick Rude e The Barbarian. Poca roba, considerate le aspettative dei fan. Ma se volessimo parafrasare il linguaggio dei grandi chef, potremmo dire che, con quei pochi minuti, la WWF aveva solo titillato il nostro palato. Il piatto forte doveva ancora arrivare.

Nel mese di febbraio, entrambi i campioni furono chiamati a difendere il proprio titolo in un episodio di The Main Event. Hogan ebbe ancora una volta la meglio contro l’arcinemico “Macho Man” Randy Savage. Mentre Ultimate Warrior si sbarazzò in pochi minuti del canadese Dino Bravo, nonostante le interferenze del manager Jimmy Hart e del compagno di scuderia Earthquake. Come spesso accade nel wrestling quando un “cattivo” perde un match, invece di accettare la sconfitta, lui e i suoi compari si scagliano sul vincitore per ripicca, spesso colpendolo alle spalle. La stessa sorte toccò a Warrior quella sera. Fortunatamente – anche se il campione intercontinentale non fu dello stesso parere – Hogan si precipitò sul ring per salvarlo. Ma la tensione fra i due montava ormai da qualche tempo e, piuttosto che mostrare gratitudine, Warrior ebbe da ridire e i due si ritrovarono faccia a faccia, non arrivando alle mani solo per l’intervento del personale della federazione che, prontamente, si adoperò per dividerli

L’Ultimate Challenge era servito: così fu ribattezzato il match di Wrestlemania VI. Per la prima volta in assoluto, i protagonisti del main event di questo grande appuntamento erano due beniamini del pubblico. Oltretutto, si trattava della prima (e, ancora fino ad oggi, unica) volta in cui allo Showcase of the Immortals, venivano messi in palio nella stessa contesa sia il titolo del mondo che quello intercontinentale. Come se non bastassero già due “prime” per spingere gli appassionati ad aprire il portafogli e acquistare il biglietto o il pay-per-view dello show, fu la prima edizione di Wrestlemania a disputarsi al di fuori dai confini americani. Un incontro epico che garantì agli oltre 65.000 spettatori dello SkyDome di Toronto, in Canada, un’esperienza unica. Le due più grandi stelle della federazione andarono avanti a darsele di santa ragione per oltre venti minuti, in un saliscendi di emozioni per un pubblico diviso esattamente a metà. Alla fine fu Warrior ad avere la meglio, consacrandosi definitivamente nell’olimpo della disciplina.

Pensate che si trattò della prima sconfitta ottenuta da un avversario senza trucchi o scorrettezze contro Hulk Hogan da quando questi era diventato campione per la prima volta nel 1984. Dopo il conto di tre, in un atto di grande sportività, Hogan strinse la mano al nuovo campione e i due si abbracciarono fra gli applausi dei fan presenti allo SkyDome.

Tuttavia, Ultimate Warrior fu contemporaneamente campione WWF e campione intercontinentale per un brevissimo periodo perché il regolamento della federazione, in quegli anni, diceva che un lottatore non poteva detenere allo stesso tempo due titoli singoli. Pertanto, poco dopo Wrestlemania VI, i dirigenti decisero di rendere vacante il titolo intercontinentale.

A beneficiarne fu proprio Mr. Perfect che, dopo l’interruzione dei suo “Perfect Record” ad opera di Brutus “The Barber” Beefcake, aveva acquisito i servizi di un nuovo manager, lo scaltro Bobby Heenan. Hennig vinse la cintura che era stata di Warrior in un torneo organizzato per assegnare il titolo, battendo in finale Tito Santana. Perfect rimase campione fino a SummerSlam, il più importante evento estivo della WWF, quando perse la corona a favore del nuovo arrivato, “The Texas Tornado” Kerry Von Erich, che in passato era stato anche il campione del mondo della rivale National Wrestling Alliance.

Kerry faceva parte di una gloriosa famiglia di wrestler, molto celebre soprattutto nel Texas. La rivalità fra i fratelli Von Erich e i Fabulous Freebirds era uno dei pezzi forti degli show della World Class Championship Wrestling, promotion di Dallas. Purtroppo, la dinastia dei Von Erich è anche tristemente nota per le tragiche morti che spazzarono via, una dopo l’altro, quasi tutti i suoi membri. Cinque dei sei fratelli morirono in drammatiche circostanze. Addirittura, tre di loro (fra cui lo stesso Kerry nel 1993) si suicidarono.

“The Texas Tornado” Kerry Von Erich

Il regno da campione di Kerry Von Erich durò solo pochi mesi. A fine anno, infatti, Mr. Perfect riconquistò la cintura.

Tornando al titolo assoluto, Ultimate Warrior mostrò di essere un fighting champion difendendo il titolo contro vari avversari come Haku, lo stesso Mr. Perfect e “The Million Dollar Man” Ted DiBiase. Una delle difese più spettacolari avvenne proprio a Summerslam, in una gabbia d’acciaio contro Rick Rude. Se a Warrior le cose andavano a gonfie vele, lo stesso non si poteva dire per Hulk Hogan. Circa un mese dopo la sconfitta di Wrestlemania, l’ex campione fu invitato al Brother Love Show, il talkshow in cui il perfido “predicatore” dalla faccia gonfia ed eccessivamente rossa intervistava i lottatori. Ma si trattava di una trappola orchestrata per mettere l’Hulkster fuori dai giochi. Un violento attacco da parte del gigantesco Earthquake (di oltre duecento chili di peso) inflisse ad Hogan una frattura alle costole che lo forzò a un’assenza prolungata dagli show televisivi.

Durante la convalescenza, girava voce che Hulk stesse persino considerando il ritiro. Io e molti altri piccoli hulkamaniacs eravamo letteralmente angosciati da questa ipotesi. Fortunatamente, il nostro idolo tornò e sfidò Earthquake ad un match a Summerslam, in cui l’ex campione sconfisse l’avversario per countout. Non era la vittoria migliore ma era pur sempre qualcosa.

A novembre, Hogan e The Ultimate Warrior si ritrovarono nuovamente dalla stessa parte quando furono i due unici “sopravvissuti” delle Survivor Series ed ebbero modo di festeggiare insieme la vittoria sul ring. Un bellissimo anno nella storia del wrestling si concludeva nel migliore dei modi. O forse no…

In effetti, il 1990 viene ricordato come l’alba del nuovo decennio di questo meraviglioso sport-spettacolo. Ma anche come l’inizio della “lunga notte”: l’ascesa e l’affermazione del regno del terrore dell’Undertaker. Qualche tempo prima, Ted DiBiase aveva annunciato un quarto misterioso membro per la sua squadra alle Survivor Series la cui identità sarebbe stata rivelata solo la sera del pay-per-view. Il mistero aveva generato ogni tipo di congettura. Ma nessuno si sarebbe aspettato l’apparizione di quello spaventoso personaggio vestito di nero e con uno sguardo tanto inespressivo quanto agghiacciante. Il Deadman fece così il suo esordio nella WWF, eliminando due veterani del calibro di Dusty Rhodes e Koko B. Ware e prendendosi la scena per molti anni a seguire.

 

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Gianluca Caporlingua

Cresciuto (???) giocando a calcio e sbucciandomi le ginocchia sui campi in terra della provincia siciliana. Da bambino, però, il sogno (rimasto nel cassetto) era quello di fare il wrestler. Dato che mia madre non mi avrebbe mai permesso di picchiare gli altri, ho deciso di cominciare a scrivere le storie dei miei eroi. Oggi le racconto filtrandole coi ricordi d'infanzia.

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