Hayao Miyazaki – Vita e opere del Re degli Anime

Celebriamo uno dei registi più influenti e amati nella storia dell’animazione, il grande Hayao Miyazaki

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Ormai da diversi anni la filmografia e l’animazione giapponese hanno acquisito grande valore anche nel mondo occidentale, in cui siamo completamente conquistati e abbagliati da Walt Disney con la sua produzione di lungometraggi animati. Pian piano si sono messi in luce nomi di cartoonist orientali come Isao Takahata, Hayao Miyazaki, Mamoru Oshii, Katsuhiro Otomo e Makoto Shinkai. Anche grazie a loro, negli ultimi trent’anni accanto all’immagine dei più famosi film Disney sono apparsi nelle sale i tanto citati “anime”: un neologismo con cui in Giappone, a partire dalla fine degli anni ’70 del XX secolo, vengono indicati l’animazione ed i film animati (giapponesi e non), fino ad allora chiamati dōga eiga (letteralmente film animato, appunto) o manga eiga (film di fumetti), mentre nel resto del mondo viene comunemente utilizzato per indicare le opere di animazione di produzione giapponese.

Oggi vogliamo dunque parlarvi del “Re degli anime”, il tanto citato regista, con il suo studio pluripremiato che cavalca la cresta dell’onda da più di un decennio: Hayao Miyazaki, co-fondatore dello Studio Ghibli.

Questa non vuole essere una biografia della sua vita o una banale cronologia di opere, ma bensì un’introduzione ai temi più importanti trattati e alla delicatezza di questo metodo di approccio (se vogliamo, anche educativo): l’apertura a un mondo di fantasia ma nello stesso tempo di cruda realtà, uno sguardo a paesaggi nostalgici quanto reali e un senso profondo di empatia legato a scene che ci ricordano le fasi più toccanti della nostra vita.

Studio Ghibli nasce nel 1985 a Tokyo per volontà e spinta di Hayao Miyazaki, affettuosamente noto come “il Walt Disney giapponese” e da trent’anni a questa parte ha prodotto alcuni fra i più belli (e commoventi) film d’animazione che abbiano mai conquistato l’Occidente.
I film Ghibli sono immediatamente riconoscibili: tonalità pastello,tratti semplici, protagonisti giovanissimi e una speciale sensibilità che entra nel cuore degli spettatori. Questi capolavori sono pensati in primo luogo per un pubblico giovane, ma ne restano incantati soprattutto gli adulti.

Le tematiche ricorrenti rispecchiano quelle che stanno a cuore al fondatore: in primis i bambini e l’infanzia, poi l’ambiente, la pace, la necessità di proteggere la natura, i sentimenti, il bene e il male.

Miyazaki trasmette una delicata attenzione nei confronti dei bambini e degli anni della crescita, afferma che «Il paradiso risiede nei ricordi della nostra infanzia. In quei giorni eravamo protetti dai nostri genitori ed eravamo innocentemente incoscienti dei tanti problemi che ci circondavano». Tuttavia la sua visione dell’infanzia nella società contemporanea è piuttosto pessimistica, valuta negativamente la dipendenza dei bambini dalla tecnologia e la mancanza di contatto con la natura. Proprio per questo, nei suoi film cerca di capire il mondo dei bambini vicino a sé e crea personaggi “puri” che crescono facendosi delle proprie idee sul mondo, senza adulti che impongano la loro visione delle cose.

Un chiaro messaggio che il regista vuole trasmettere con tutte le sue opere è quello del superamento dello stereotipo del bene e del male: il nostro maestro non crea mai personaggi totalmente cattivi, non c’è mai un vero antagonista o qualcuno che ostacola l’armonia senza delle motivazioni fondate e comprensibili. Questo tema è insolito per un film d’animazione, dato che la maggior parte dei film di questo genere tende a dividere chiaramente il bene dal male.

Dopo l’uscita de “ La città incantata”, Miyazaki ha affermato: «L’eroina è gettata in un luogo in cui il bene e il male coabitano. […] Riesce a uscirne non perché ha distrutto il “male”, ma perché ha acquisito la capacità di sopravvivere». Ha spiegato che la mancanza di una distinzione netta tra bene e male è dovuta alle sue opinioni sul ventunesimo secolo, visto come un tempo complesso, in cui le vecchie regole non sono più applicabili e devono essere rivalutate. Stereotipi semplici come “bene” e “male” non possono più essere utilizzati, nemmeno in film per bambini.

Miyazaki è stato definito un “femminista”, a dimostrazione della sua emancipazione c’è la costante scelta di protagoniste femminili, per lo più lavoratrici temerarie; quasi tutte le sue opere sono elogi alla forza e allo spirito delle donne che hanno un ruolo diverso dalla visione comune della donna giapponese. Per esempio sono le donne a riparare l’aereo di Marco in Porco Rosso, a lavorare nell’impianto termale ne La Città Incantata, ad abitare la Città del Ferro e a lavorare nella fornace in Princess Mononoke. Anche in film più leggeri come Kiki consegne a domicilio, tutti i personaggi principali sono donne che lavorano, come l’artista Ursula, la panettiera Orsono, la fashion designer Maki e le streghe Kiki e Kokiri.

Dai film Ghibli trapela un nitido messaggio pacifista, sia in Nausicaa della Valle del Vento che in Princess Mononoke sono presenti molte critiche alla guerra: Miyazaki impiega molta attenzione e molto tempo a rappresentare scenari post-apocalittici con resti di civiltà e ambienti totalmente distrutti. In Laputa – Castello nel cielo, l’esercito è rappresentato stupido e inutilmente violento, avido e autoritario ne Il Castello Errante di Howl in cui la posizione di Howl è netta, si rifiuta in tutti i modi di unirsi alla lotta.

In un’intervista concessa a Margaret Talbot di The New Yorker, Miyazaki ha affermato che crescere nel periodo Shōwa è stato per lui un momento molto triste, perché l’intero periodo è stato segnato da una massiccia distruzione della natura, di montagne e di fiumi in nome del progresso economico e tecnologico, per questo gli è caro il tema dell’ambientalismo: «Il mondo non è solo per gli uomini, ma per ogni forma di vita, e agli uomini è concesso di vivere in una parte del mondo. Non è che possiamo convivere con la natura fintanto che viviamo in modo rispettoso, e che la distruggiamo perché diventiamo avidi. Quando ci accorgiamo che anche vivere in modo rispettoso distrugge la natura, non sappiamo che fare. E credo che se non ci mettiamo nella posizione di non sapere cosa fare e partire da lì, non possiamo risolvere i problemi ambientali o i problemi che coinvolgono la natura.» con queste convinzioni il regista ha introdotto una coscienza ecologica presente nelle sue opere con foreste primordiali, spiriti della natura, animali sacri o parlanti, quantità infinite di alberi e fiori, paesaggi mozzafiato e suoni evocativi contrapposti all’odio per gli esseri umani, alla loro sporcizia e all’inquinamento.

Un altro tema che arriva a toccarci nel profondo è quello del volo, inteso sia come volo meccanico che come “liberazione dalla gravità”: guardando alcune delle sue scene più famose si riesce a rivivere la sensazione di staccarsi da terra, come nei sogni fatti pensando a un uccello, un insetto o un vero aeroplano che ci fa librare in aria tra i venti.

In Laputa – Castello nel cielo c’è una vera e propria città sospesa,  in Nausicaä della Valle del vento  la protagonista pilota un dispositivo volante chiamato “Mehve”, in Kiki consegne a domicilio, Kiki è una giovane strega che vola a cavallo di una scopa, ne  Il mio vicino Totoro, Totoro trasporta Satsuki e Mei nel cielo notturno, ne La città incantata, Chihiro viene trasportata sulla schiena di Haku trasformato in drago, ne Il castello errante di Howl,  Howl e Sophie camminano in cielo passando sopra alla loro città.

In tutto ciò non poteva mancare l’amore a fare da sfondo: Miyazaki usa l’amore innocente, quello che “salva il mondo”, che fa sognare, che fa battere il cuore solo con il pensiero, l’amore infantile e quello adolescenziale, l’amore inaspettato, curioso e acerbo, quell’amore che va oltre le apparenze e le consuetudini, quel sentimento puramente altruistico che non si aspetta minimamente di essere ricambiato.

Ne La città incantata, Chihiro spezza una maledizione con la forza dell’amore, ne Il castello errante di Howl la fiducia di Sophie in se stessa e il suo amore per Howl riescono a rompere il sortilegio inferto dalla Strega delle Lande. Nella sceneggiatura di I sospiri del mio cuore l’amore di Shizuku per Seiji la spinge a seguire la sua passione per la scrittura e a scrivere il libro mentre Seiji è lontano. In Ponyo sulla scogliera, se l’amore di Sōsuke per Ponyo si fosse rivelato vero (come poi è stato confermato), allora il mondo sarebbe stato salvato.

Può sembrare strano, ma in questi film – creati in primis per bambini – si possono trovare scene di violenza: combattimenti, terremoti, disastri, o anche risse da bar.

Tutte queste manifestazioni hanno ovviamente un senso: la loro irruenza segna proprio uno stacco, volutamente netto, che distorce l’atmosfera che pervade i film; il loro scopo è quello di disturbare lo spettatore, creare un disaccordo tra l’azione e lo spirito iniziale del racconto che fornisce, a grandi e piccini, un ottimo effetto catartico.

L’intenzione è quella di mostrare i danni e le conseguenze che arrecano certe “cattive” azioni, metafora degli errori/orrori umani dettati dall’egoismo e la voglia di prevalere.

Una caratteristica che accomuna queste pellicole è quella dell’uso di una pausa significativa nella narrazione, un momento più o meno lungo in cui non sembra accadere nulla. In realtà questa pausa introduce un momento di riflessione, si susseguono silenzi e immagini curate nei minimi dettagli, spazi ai suoni della natura e inquadrature a dei dettagli che catturano l’attenzione, ed è proprio in queste pause dalla trama che ci si accorge di essere stati completamente catturati dal mondo di Miyazaki.

Tutte le morali finali delle “storie Ghibli” sono in parte diversamente interpretabili, toccando temi delicati verso cui ognuno di noi può avere un approccio diverso, e usando pause di riflessione e bambini o adolescenti come protagonisti, lascia il dovuto spazio alla libera interpretazione; in ogni pellicola c’è un sottilissimo confine tra fantasia e realtà, tra sogno e vita reale, tra immaginazione e reale svolgersi degli eventi, tutte queste caratteristiche rendono questo genere di animazioni uniche nel loro genere.

E quindi, per chi ha dedicato un po di tempo nella lettura di questo articolo, mi auguro di aver suscitato abbastanza curiosità per iniziare ad avvicinarsi a questo mondo fantastico o a vedere quali di queste pellicole mancano all’appello, lasciate spazio a fantasia e sentimenti innati e fatevi emozionare dal grande re degli anime!

 

Saki

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Cuore giapponese in un corpo italiano, leggo manga dalla più tenera età e sogno ancora di cavalcare Falcor! Curiosa fino allo sfinimento, sono pronta a parlarvi delle mie scoperte!

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