Happy! – Recensione stagione 2: Happy Ending?

La seconda stagione di Happy! è sbarcata su Netflix e noi ci siamo immediatamente fiondati a vederla. Ecco cosa ne pensiamo della seconda (e ultima?) stagione dello show ispirato dal fumetto di Grant Morrison e Darick Robertson

La seconda stagione di Happy! riparte sulla falsariga della prima ma colpisce, come un pugno del caro Nick Sax, ancora più forte, ancora più a fondo.

Perché, dopo le peripezie vissute dai protagonisti (Hayley su tutti), ognuno decide di uscire dal guscio evolvendosi in maniera spropositata ma in linea con quello che è lo stile della serie stessa.

Andiamo con ordine.

Ci ritroviamo a tre mesi dal rapimento di Hayley, nel periodo pasquale, periodo di redenzione: Nick cerca di disintossicarsi ed essere un buon padre per sua figlia con il fedelissimo Happy accanto, la piccola vive nel terrore di ciò che ha subìto, Amanda tiene duro tormentata però da ciò che ha vissuto mentre Meredith è diventata un’agente immobiliare.

A scatenare gli eventi di questa nuova stagione, che porteranno il nostro eroe disfunzionale a risolvere (ne siamo sicuri?) la situazione, saranno una bravata di Hayley a scuola e la comparsa di un nuovo – ma noto – killer travestito da coniglio: la prima costringerà Nick a imboccare un’altra volta la cattiva strada, seppur per cercare di guadagnare i soldi per la retta della nuova scuola di sua figlia; il secondo avrà proprio Nick come obiettivo finale di un piano tanto articolato quanto sadico.

Una trama più complessa e ramificata rispetto alla prima stagione fa empatizzare ancor di più lo spettatore con i personaggi: si ha modo di seguire le vicende di Mr. Blue in prigione, conoscere il passato lussurioso di Sonny Shine, comprendere al meglio i drammi di Amanda ed Hayley, immedesimarsi in Happy e le sue difficoltà nel vivere in un mondo che, forse, non sente più suo.

Questa stagione colpisce duro perché non si risparmia: è cruda, violenta, esplicita; non lascia nulla all’immaginazione dello spettatore raccontando il tutto con quello stile fumettistico (le lotte in slow motion, tanto sangue, denti che schizzano via) che la caratterizza dall’inizio.

E colpisce duro perché ancora una volta – e addirittura meglio – ci mostra senza veli i vizi dell’uomo, di quanto possa essere crudele e spietato, soprattutto pericoloso quando è solo: in questo senso la caratterizzazione di Hayley è tristemente straordinaria.

La crescita di Happy! è dovuta, poi, all’inserimento nella trama del dio della Morte Orcus e i Lemures e il classico tòpos dell’eterna lotta tra Bene e Male, nella quale l’uomo è solo un piccolo insetto incivile, che avrebbe potuto aprire nuove strade e trame per un’eventuale terza stagione.

L’incontro finale tra Happy e la Nuvola (eheh) è poi emblematico, descrive forse la peggior assenza che un uomo possa sentire: ”Fai quello che ti riesce meglio: essere un amico. Lascia perdere l’immaginario.”

 

 

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Pier

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Appassionato di scienza e supereroi, divoratore di comics, serie TV e pizza. Ex power ranger wannabe, matematico nella vita, Batman nello spirito. Mentre cerco qualche significato nascosto nelle mie letture, sono già proiettato verso la prossima recensione... Ed oltre!

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