Good Omens – Recensione

L’apocalisse non è poi così male con la colonna sonora dei Queen e la compagnia di un angelo naif con un demone dal cuore tenero! Questa è la recensione di Good Omens, la serie TV disponibile su Amazon Prime Video

Good Omens è una miniserie di sei episodi prodotta da Amazon Prime e BBC Two, diretta da Douglas Mackinnon e adattata da Neil Gaiman basata sul romanzo del 1990 Buona Apocalisse a tutti!, scritto a quattro mani da Neil Gaiman e dal compianto Terry Pratchett, morto nel 2015 di Alzheimer. Gaiman stesso ha raccontato di come la serie sia il frutto di una promessa fatta al defunto amico che voleva assolutamente vedere la storia sullo schermo. Infatti nei titoli di coda dell’ultimo episodio c’è la chiara dedica all’amico scomparso con un semplice ma efficace “A Terry”.

Nonostante le premesse malinconiche, questa serie è uno scoppiettante mix d’ironia e temi soprannaturali e metafisici, così ben mescolati da risultare divertente, riflessiva e quasi mai noiosa. La stessa sigla d’apertura è un gioiellino che con un tema scanzonato e delle animazioni azzeccate propone la storia dell’umanità attraversata dai due protagonisti.

La serie ci narra di un imminente apocalisse che l’angelo Azraphael e il demone Crowley decidono di fermare insieme perché affezionati al mondo terreno nonostante i divieti delle rispettive controparti. Tra suore sataniche, cacciatori di streghe, profezie accurate e gli immancabili cavalieri dell’apocalisse con la new entry dell’inquinamento che ha pensionato l’ormai dimenticata peste, i protagonisti dovranno impedire al giovane e confuso anticristo di cedere al lato oscuro decretando la fine del mondo.

La serie abbonda di spunti brillanti e bizzarri, a volte al limite del paradossale e lo stesso spunto narrativo dell’apocalisse, trito e ritrito, è trattato in maniera originale e fresca. Il fulcro però è il rapporto tra i due personaggi principali, così diversi ma così simili, incarnati in maniera magistrale degli attori protagonisti.

L’interpretazione di Michael Sheen ci dona un Azraphel con un’espressività memorabile in grado di comunicare le emozioni e i pensieri del personaggio senza bisogno di parole. Un angelo sempre cortese e così buono da risultare a volte ingenuo e credulone, caratterizzato da un amore viscerale per i libri e il buon cibo, che durante la storia si svincolerà dalle rigide regole burocratiche del paradiso, rappresentato come una sorta di azienda gestita da angeli snob, per fare la cosa giusta.

Lo spumeggiante David Tennant gioca il ruolo della controparte demoniaca, regalandoci un Crowley che vive alla giornata barcamenandosi tra una tentazione all’altra, sfruttando le nuove tecnologie che i suoi colleghi demoni non riescono a capire. Con la passione per le auto d’epoca, le piante e la musica dei Queen che più volte diventa parte integrante della storia, Crowley è un personaggio complesso al quale ci si affeziona subito e che in fondo si dimostra un buono.

A parte i due immensi protagonisti, tutto il cast riesce a dare un’ottima interpretazione dei personaggi; in particolare da sottolineare la prova di Michael McKean nei panni dell’improbabile sergente Shadwell, un cacciatore di streghe con il chiodo fisso per i capezzoli, di Simon Merrels nei panni di un corriere incaricato di consegnare le armi ai cavalieri dell’apocalisse e di Jon Hamm, un arcangelo Gabriele così puro e ottuso da risultare snervante. In una serie così british ambientata per lo più a Londra e nella campagna inglese, poteva mancare lo zampino di Benedict Cumberbatch? Certo che no, ma vi lascio alla sorpresa di ‘scovarlo’ da soli.

Come detto sopra, lo spettacolo è divertente e quasi mai noioso, ma ecco la nota dolente: le poche volte che la serie frena il ritmo e si perde in elucubrazioni filosofiche troppo ampie, in dialoghi con rimandi comprensibili soltanto a chi ha letto il libro, o in umorismi decisamente troppo inglesi: la noia diventa quasi palpabile fino a raggiungere livelli soporifici. Alcune scene sono lente, troppo lente e sono per lo più scene importanti che approfondiscono certe dinamiche sui personaggi e su fatti cruciali per il prosieguo della storia.

Tuttavia questo scoglio è facilmente superabile con un po’ di attenzione o un buon caffè, non mina la qualità notevole del prodotto che ha riscosso un 82% di gradimento su Rotten Tomatoes (uno dei più attendibili siti web di recensioni su serie TV e film).

Non a caso il successo dello show, frutto anche di un periodo molto felice per Gaiman, che oltre a Good Omens e American Gods vedrà presto una serie basata sul suo celebre fumetto Sandman, ha spinto il gruppo US Foundation for a Christian Civilisation a firmare una petizione per la cancellazione della serie, che secondo loro veicolava un messaggio satanico, rivolgendola però a Netflix, nonostante la serie fosse prodotta da Amazon Prime.

Good Omens è una favola moderna in grado di divertire e di far riflettere sui pericoli degli estremismi e sul valore dell’amicizia, nonostante le diversità e le avversità, un’amicizia tra un demone e un angelo, ma soprattutto un’amicizia tra due scrittori che trova il perfetto epilogo in questa serie.

 


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