Glow: il ring è cosparso di glitter – Recensione seconda stagione

Abbiamo visto la seconda stagione di Glow tutta d’un fiato e ve ne parliamo in questa recensione assolutamente priva di spoiler

In attesa che giunga la conferma da parte di Netflix della terza stagione di Glow, ci siamo fatti un’idea ben precisa sulla serie tutta al femminile che vede quattordici donne alternarsi sul ring e darsele tra glitter, atomic drop e body slam. Proprio così. Glow, acronimo che sta per Gorgeous Ladies of Wrestling, è la serie creata da Liz Flahive e Carly Mensch che narra il circuito del wrestling femminile negli anni ’80, mondo fino a quel momento dominato, senza esclusione di colpi, da testosterone oliato, protagonista di memorabili perfomances capaci di far nascere ammiratori in ogni angolo del globo.

A Los Angeles faremo la conoscenza di donne che all’inizio, del ring non sanno proprio che farsene. Ma se è quello il luogo deputato alla nostra rivalsa, allora è giunto il momento di andarcelo a prendere tirando fuori i denti (e il rossetto). Questo succede in Glow. Dobbiamo preparare uno spettacolo in grado di bucare lo schermo (a questo ci penserà Sam Sylvia), fare soldi e riscrivere la nostra vita che fino ad ora non è stata così magnanima con noi.

L’idea di partenza funziona, le nostre protagoniste sono eterogenee e ognuna abbastanza folle a suo modo, tanto da farci affezionare sin da subito alle rispettive stramberie. Dalla sua, Glow ha l’intelligenza di sfruttare le potenzialità di un calderone che funziona , gli anni ’80 tanto tornati in voga, sport scenico, donne interessanti e rabbiose (hanno ragione ad esserlo, tutte).

Tuttavia l’affezione che si sviluppa arrivando alla conclusione della seconda stagione, è per qualcosa che ci fa compagnia e allontana i pensieri. Nulla di più; almeno per adesso.

Glow non impegna, diverte, regala battute intelligenti e momenti di sana nostalgia con il sottofondo musicale giusto. Manca però ancora quella malsana dipendenza per una storia di cui non possiamo più fare a meno. Sicuramente la seconda stagione prende la giusta direzione, lasciandoci godere d’incursioni ben costruite nella vita delle nostre protagoniste. Il nostro bisogno di fidelizzare con le ragazze, oltre a vederle sul ring, è stato in parte soddisfatto. Ci aspettavamo di più, visto che tra i produttori di Glow compare Jenji Kohan, creatrice di Orange Is the New Black. E questa è decisamente un’altra storia, serie di una bellezza e intelligenza difficile da eguagliare.

Per ora ci godiamo le coreografie e le storie esilaranti che portano sul ring. Ma queste donne sono come petardi pronte ad esplodere. Ora o mai più, è arrivato il momento di farci vedere cosa sapete fare.

 

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Sig.ra Moroboshi

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Contro il logorio della vita moderna, si difende leggendo una quantità esagerata di fumetti. Non adora altro Dio all'infuori di Tezuka. Cerca disperatamente da anni di rianimare il suo tamagotchi senza successo. Crede ancora che prima o poi, leggerà la fine di Berserk.

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