Dragon Ball Super: Broly – Quanto valgono le emozioni?

Abbiamo visto il tanto atteso Dragon Ball Super: Broly, un anime che ci ha coinvolto e stupito dall’inizio alla fine

recensione dragon ball super broly

Finalmente anche l’Italia ha potuto innamorarsi di Dragon Ball Super: Broly. Un film con molti richiami storici, scazzottate, risate e momenti commoventi, alternati e condensati alla perfezione nell’arco delle quasi due ore di visione, non percepite assolutamente sul groppone e, anzi, smorzate dalla voglia di andare subito oltre, per capire cosa ci sarà dopo. Anche perché, ricordiamolo, segna ufficialmente la canonicità di Broly e, rullo di tamburi, Gogeta. C’è materiale di discussione, ma andiamo con ordine:

Genesi e mitologia

Akira Toriyama non ci ha pensato due volte a sviscerare le origini della razza più belligerante dell’universo, provvedendo, con un ampio prologo, a sballottolarci nel passato di 41 anni, quando il pianeta Vegeta, dimora Sayan per eccellenza, doveva sottostare ai dettami del temibile Cold e, soprattutto, del suo perfido figlio Freezer (ossessionato dalla paura nei confronti del Super Sayan) e narrando una semplice storia di scelte, giuste e sbagliate, compiute da ignari padri che avrebbero per sempre cambiato il destino dei propri figli.

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Il primo di loro è Re Vegeta, cui sta decisamente stretta la tirannia dei due mostri sul suo regno, ma che cova la speranza di vedere il suo nascituro principe dominare il creato, avendo egli un potenziale latente eccezionale, al quale viene, per giunta, permesso di procreare su terreno fertile, per merito di apposite celle all’interno delle quali vengono collocati i bambini più promettenti.

Avete quindi già capito chi condivide la stanza col nostro piccolo Vegeta e, di riflesso, il secondo genitore, vero? Ebbene sì, proprio lui, Broly, figlio del colonnello Paragas e spaventosamente forte…così tanto da costringere il Re a cacciarlo via, impacchettandolo per bene e spedendolo su Vampa, pianeta semi-deserto e sul quale vivere è sostanzialmente impossibile. Intuito il piano è lo stesso Paragas a lanciarsi al salvataggio della sua prole, con lo scopo di allevare, in esilio, una macchina da guerra che un giorno avrebbe ottenuto vendetta.

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Ultimo, ma non per importanza, è naturalmente il perspicace Bardack, abilissimo a capire prima di chiunque altro che Freezer avrebbe messo fine alla dinastia degli scimmioni quella stessa notte. Quindi, con la moglie Gine, ruba una navicella sulla quale imbarca il suo figlioletto, che saluta tra le lacrime, sotto un cielo stellato. Direzione fissata: Terra; nome della creatura: Kakarothil nostro Son Goku.

Un’introduzione al background dei personaggi lunga, ma strettamente necessaria e per nulla ingombrante. Anche perché, da quelle famose decisioni maturate anni addietro, dipende, e si regge, l’intera trama di oggigiorno.

Lo scontro: causus belli e conclusione

Eccoci, finalmente, alle sane mazzate, dunque. Il motivo per cui il “Super Sayan della Leggenda” e i nostri eroi si scontrano è molto semplice, di per sé. Una pattuglia (composta dall’intraprendente Cheelai e un anziano di nome Lemo) di Freezer, ricordiamolo, resuscitato dopo il Torneo del Potere per via della promessa con Goku, rinviene Paragas e Broly su Vampa e li porta al cospetto, appunto, dell’imperatore, che, intanto, per dei motivi che solo lui sa, sta cercando le Sfere del Drago per diventare più alto…di 5 cm! Già, avete letto bene. Comunque, fatto sta che sbarcano sulla Terra e nella landa ghiacciata in cui si trova l’ultima sfera (le altre sei erano state rubate a Bulma, dagli scagnozzi del Lord) può iniziare la battaglia.

Onore e gloria a Vegeta, il primo a saggiare le qualità di Broly, intento ad assaggiare mazzate. Eh già, il ragazzone, infatti, seppur allenato e potente, non è abituato alle lotte…è un po’ il ragionamento che si fa con lo sport, gli allenamenti sono una cosa, le partite un’altra. Passano i minuti, però, e capiamo perché fosse destinato fin da piccolo alle più rosee aspettative, Broly, che ha una capacità di adattamento alle circostanze mista a tecnica/tattica di base veramente fuori dal normale e inizia, di buon impegno, a mazzolare fortissimo sia il Principe, sia Goku…e pure Freezer, costretto alla forma Gold, quantomeno per sentire meno dolore. Broly è, infatti, un carro armato vero e proprio e ci vuole un nulla a fargli perdere il controllo e mandarlo in Berserk. Certo, Paragas avrebbe il telecomando per calmarlo, se non fosse che Cheelai gliel’ha distrutto…quindi nulla, via libera alla rabbia, quella vera e senza limiti, quella che genera forza bruta e distruzione, in un’armoniosa sequela di colori violacei e verdognoli, tipici dello sfondamento della quinta dimensione.

Goku e Vegeta riescono pian piano, con le varie forme (SSJ, God, Blue) ad arginarlo, ma Freezer, intento a godersi lo spettacolo e non ancora partecipe, decide di compiere un gesto di Namecciana memoria, per far uscire il vero potere di Broly…ripensando alla morte di Crillin su Namek, che scaturì la trasformazione di Son, uccide Paragas. A questo punto, Broly non ci vede davvero più e, trasformatosi in SSJ, non fa distinzione, non vede nemici o alleati e, mentre si sfoga con Freezer, Goku e Vegeta capiscono che è meglio trasportarsi altrove e ricorrere…alla fusion. Sotto la guida attenta di Piccolo, i due si allenano nei movimenti, sbagliano, in due occasioni, diventando un Gogeta ciccione e uno magrissimo, andando inevitabilmente a citare sontuosamente il film su Janemba, ma alla fine ce la fanno…ecco il vero Gogeta, pronto a tornare sul campo di battaglia, per chiudere i conti. Nel momento in cui la Kamehameha decisiva sta per scagliarsi su Broly, Cheelai invoca il Drago Shenron e chiede di trasportare il Sayan in Berserk di nuovo su Vampa, luogo in cui si trasferisce anche lei e sul quale Goku decide di andare di tanto in tanto per sfidare il suo avversario.

Psicologia di Broly

Questo è il bivio principale da cui Toriyama ha deciso di svoltare verso una nuova via. NuBroly è infatti totalmente ridisegnato e riscritto, rispetto al bestione degli scorsi film a lui dedicati…e questo ci piace tantissimo, e vi spiego il perché. Dal riassunto ho volutamente omesso alcune parti che ci hanno permesso di capire dietrologia e psicologia di Broly, semplicemente per mostrarvi come con i soli schiaffoni ed un contorno lievemente drama il pastone avrebbe avuto un senso, piazzandosi di diritto tra le classiche trame delle pellicole di Dragon Ball. Invece no, qui c’è molto di più ed è indice di differenziazione, novità e bellezza. Il vecchio Broly era un neandertaliano che biascicava due versi in croce ed era spinto a vivere solo dall’odio nei confronti di Goku, che gli piangeva nella culla affianco da piccino. Il nuovo Broly è un primitivo, è una macchina da guerra…ma per colpa del padre. A causa della sciagurata educazione che Paragas gli ha impartito, costringendolo a crescere tra sete di sangue, vendetta, muscoli e allenamenti massacranti. Il Sayan è, sì, borderline, ma un uomo dal cuore d’oro, perfettamente puro e con quell’ingenuità tipica di chi ignora tutto del mondo, perfino la cultura, perfino i sentimenti. Di questo ce ne accorgiamo dalla pelliccia che porta sempre indosso. Lui stesso spiegherà a Cheelai che si tratta dell’orecchio di Ba, un mostro del pianeta Vampa, col quale doveva allenarsi e ha stretto amicizia. Si volevano bene fino a quando Paragas gli ha spiegato che non si può migliorare se dall’altra parte c’è un amico e gli ha tagliato l’orecchio. Broly ammette, crucciato e dispiaciuto, che da quel momento Ba non ha più voluto essere suo amico e, non potendo mantenere il legame, perlomeno conservò una sua parte del corpo.

Badate bene alla scrittura di queste poche righe… le ripetizioni non sono banali o frutto di errori sintattici. Ho voluto esporre la cosa in modo molto elementare, come fece lo stesso Broly, ripetendo sempre quel concetto astruso di amicizia che il padre gli aveva negato, ma che lui, nella sua comprensibile ignoranza, riteneva fondamentale. Assistiamo quindi non ad un Broly aggressivo e spietato, ma ad un ragazzo che spera di essere compreso, che non ha mai conosciuto l’amore e che, di fronte alla prima manifestazione di ciò, data dalle molteplici azioni affettuose di Cheelai nei suoi confronti, si lega alla fanciulla, capisce che non c’è solo l’odio nel mondo, non si vive solo per auspicare alla vendetta o ai combattimenti sanguinari. Si vive anche e soprattutto in virtù delle relazioni umane e dei frutti che esse portano, a breve e lunga distanza.

Un messaggio fondamentale, il capire che dietro la corazza apparentemente più negativa, c’è sicuramente dietro qualcosa di buono da scoprire e condividere con gli altri. Ecco che anche il peggiore dei tuoi rivali, può essere un amico su cui contare e da aiutare. E questo lo capiamo anche dal sorriso che volge a Goku, quando alla fine gli porta le provviste su Vampa, dalla sua scelta di provare ad essere diverso da ciò che il padre voleva per lui. In fin dei conti, la vita stessa è un insieme di decisioni che determinano il nostro percorso, ecco perché Vegeta si trova a difendere la sua amata Bulma, Goku ad essere l’eroe che conosciamo e a volersi migliorare spingendosi ogni volta al limite. E non sono certo alcuni dirottamenti lungo il percorso, ad inficiare la tua persona, anzi, come tutti gli errori, fungono da esperienza. Una scarica di adrenalina che arriva forte nei nostri cuori, facendoci riscoprire l’amore vero nei confronti di Dragon Ball. E, così come Broly che si approccia all’empatia, noi, per quell’oretta e mezza, facciamo i conti con la magia, la magia di tornare bambini, di emozionarci e strepitare per una trasformazione o un Galick Gun. La magia che molto spesso dimentichiamo.

Comparto tecnico

Chiudo, brevemente, sulla grafica, apprezzatissima. Nonostante l’adattamento ai tempi moderni, mantiene quel gusto retrò che ci sta da Dio e che richiama proprio Dragon Ball Z. Il doppiaggio è, giustamente, quello Mediaset e non dispiace. Così come la colonna sonora, che fa la sua bella figura ed è veramente di alto livello. Pollice in su anche per i combattimenti, che rispecchiano in pieno, nella loro rapidità, confusione, rozzezza, tutto lo spirito delle botte da orbi che i protagonisti si rifilano, segnando un forte impatto emotivo e visivo nello spettatore, sia con la colorazione che con la frattura delle scene stesse, a causa dell’intensità adottata.

Dragon Ball Super: Broly è, quindi, promosso, indubbiamente. Vi dirò, è il miglior film del brand realizzato, dieci spanne sopra gli ultimi. Curiosi? Non vi resta che correre in sala!

 

Giovanni Putaro

 

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