Diario di New York: la straordinaria dichiarazione d’amore di Peter Kuper

Leggere un volume come Diario di New York è un’esperienza davvero incredibile. Tunué si conferma un editore attento alla qualità dei contenuti proposti in Italia e con l’opera di Peter Kuper ci ha aperto un piccolo sguardo verso la città che non dorme mai

Per noi anime irrequiete che popoliamo il Vecchio Continente, osservare cosa accade nel Nuovo Mondo è sempre stata una delle nostre occupazioni preferite.  Siamo curiosi e irrimediabilmente attratti come falene dalle luci di New York sempre accese, dalle abitudini di una metropoli così distante da quelle a cui siamo abituati. Restii ad abbandonare il nostro immancabile fare da custodi della conoscenza – ormai decaduti – abbiamo la testa piena perlopiù di luoghi comuni e slogan commerciali, blockbuster di parecchi decenni alle spalle, visioni multiple che si accavallano facendoci perdere l’orientamento quando, finalmente, il desiderio di giungere a New York si impossessa di noi in maniera sincera. Lo si potrà fare per una settimana di vacanza, per chiedere di essere adottati quando si dipanano i confini della propria personalissima comfort zone. Oppure facendo spaziare la Città che non dorme mai nella nostra mente. Tutti prima o poi, giungeremo a Nuova York (il mio bisnonno, emigrato in America e felicemente tornato più povero di quando era partito, la chiamava così). 

Farlo con il Diario di Peter Kuper significa addentrarsi nel ritmo newyorkese senza sosta. Si viene catturati immediatamente dallo scorrere mai uguale della vita di sconosciuti, dal respiro pazzesco di una città fatta di incontri, fughe e ritorni. New York è un unico flusso infinito che trascina tutti verso la scoperta di sé o degli altri. Kuper è un artista immaginifico che da decenni osserva con amore filiale la sua città di adozione (è originario di Cleveland) e con Diario di New York, recentemente pubblicato in Italia da Tunué, ci restituisce una cronaca durata quarant’anni documentando la metropoli in divenire, la sua storia straordinaria e unica valendosi di tutta la sua abilità grafica di cartoonist e autore di graphic novel.  Il talento narrativo di Kuper è unico. La commistione stilistica gli permette di dirigere un coro di voci eterogenee senza confondere chi osserva.

 

La sensazione predominante, mentre si ammira il suo lavoro, è di caotico piacere; di amore sicuramente, ammirazione e, poi, improvviso dolore.

Ed è inevitabile se di una Città se ne scorge l’anima. Come ci ha insegnato il grande Paul Auster, New York era un luogo inesauribile, un labirinto di passi senza fine. Ed è questo che si avverte. Diario di New York potrebbe essere una cronaca senza fine, un districarsi di storie fatte di momenti scelti che l’Autore cattura senza farle mai incontrare. Questo svolgersi parallelo è splendido, scorre tra le tavole facendo insorgere quella curiosità a noi tanto cara di volerne sapere di più. Kuper cattura l’attimo nei luoghi simbolo della città, nelle vite dei suoi abitanti, raccontando così se stesso tramite il suo sguardo pieno d’amore.

Peter Kuper ci aveva già stregato con Rovine (pubblicato in Italia sempre da Tunué), titolo che gli è valso l’Eisner Award nel 2016. Anche in questa occasione l’autore condivideva i suo luoghi con i lettori, nello specifico Oaxaca in Messico. Così  Diario di New York conferma ancora una volta la sua straordinaria capacità di osservatore critico. Ogni tavola raccoglie il suo pensiero, la direzione delle sue idee. A volte lo fa sottovoce, altre gridando. Personalmente, non c’è stata pagina che non mi abbia dato materiale su cui riflettere.

Indubbiamente sbirciare il fondamentale contributo di Kuper a World War 3 Illustrated, rivista di cui è co-fondatore, può tornare utile per apprezzare appieno Diario di New York (https://www.ww3.nyc/). Un lavoro storico quest’ultimo, una raccolta corposa di materiale artistico apparso sul Time, The New York Times, su MAD solo per citarne alcuni.

Quella di Kuper è una voce fondamentale del nostro tempo. Fumettista tra i più importanti d’oltreoceano, riesce con naturalezza a fare giornalismo servendosi del fumetto e della satira. Non ha mai avuto paura di sporcarsi le mani spaziando dal clima della Guerra Fredda, al conflitto nucleare e la questione ambientale. E lo fa con uno stile unico, oltre che premonitore. Nel luglio del 1990, sulla rivista Heavy Metal apparse un Donald Trump urlante portato in trionfo dalla folla dopo aver issato un muro per dividere i ricchi dai poveri.

Esatto. Speravamo  tutti che Kuper stesse solo scherzando.  

Diario di New York è un racconto visivo che pulsa nelle arterie della Grande Mela, la meta di tutti e di nessuno. E Peter Kuper, come sempre, è un narratore straordinario.

 

Abbiamo parlato di:

Sig.ra Moroboshi

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Contro il logorio della vita moderna, si difende leggendo una quantità esagerata di fumetti. Non adora altro Dio all'infuori di Tezuka. Cerca disperatamente da anni di rianimare il suo tamagotchi senza successo. Crede ancora che prima o poi, leggerà la fine di Berserk.

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