Dark, la serie tedesca targata Netflix – Recensione

Winden, 2019. La scomparsa di due bambini in una città tedesca e le conseguenti ricerche porteranno alla luce misteri e oscuri segreti che questa piccola cittadina nasconde, rivelando i rapporti e il passato di quattro famiglie che vi abitano: i Kahnwald, i Nielsen, i Doppler ed infine i Tiedemann. Questa è la nostra recensione di Dark, la nuova serie Netflix prodotta in Germania

Scegliere di seguire una serie televisiva piuttosto che un’altra è un passaggio che mi mette sempre in grande difficoltà, perché non amo perdere tempo. Inizio a sfogliare i cataloghi online ai quali ho accesso nella speranza di trovare qualcosa di interessante, che mi rapisca, di cui io non possa fare a meno per po’.

Solo su Netflix negli ultimi tre mesi del 2017 vengono rilasciate: la seconda stagione di Stranger Things, Mindhunter, la seconda di The Crown, Godless, la quarta di Black Mirror e tante altre, tra esordi e conferme.

Decido di buttarmi, nel bel mezzo di un trasloco, su Godless prima e Black Mirror poi. Da entrambe non raccolgo che delusioni, chiudo l’anno con l’amaro in bocca e la sensazione crescente d’aver perso del tempo che nessuno mi ridarà indietro.

Con Chiara Nuvoli, compagna di (s)ventura con cui ho condiviso la visione di Godless, come primo proposito per il nuovo anno ci promettiamo a vicenda di trovare un prodotto di qualità, soddisfacente, intrigante da guardare.

Noto in cima ai titoli del momento sulla piattaforma americana una serie intitolata Dark. Presenta una copertina con un ragazzo vestito da un impermeabile giallo fermo davanti all’entrata di una grotta.

Non guardo nemmeno il trailer, vado a leggermi la trama e sottopongo il titolo a Chiara che, ancora agonizzante, approva.
Dark è una serie originale prodotta da Netflix Germania che, in un certo senso, mi ha ridato quel tempo che oramai avevo dato per buttato.

Il tempo è chiave e serratura di una storia molto articolata che inizia con una domanda: quando?
La prima raccomandazione che posso farvi è di prestare grande attenzione ad ogni dialogo, ad ogni scena, abbiate soprattutto un occhio di riguardo per i dettagli.
Se deciderete di dedicarvi a questa serie, ve lo garantisco, non ve ne pentirete.

È il 4 novembre 2019 quando Winden, una cittadina tedesca, viene sconvolta dalla scomparsa di un bambino di nome Mikkel Nielsen.
Tra interrogativi e sensi di colpa, la città vedrà riemergere dall’oscurità di una grotta il fantasma di un passato da molti temuto.
Un ciclo spietato e inesorabile di eventi si schianta sul destino di quattro famiglie: i Doppler, i Tiedemann, i Nielsen e i Kahnwald.
Ben presto quello che ci viene presentato come l’oggi, diventerà il domani e tutto inizierà a ruotare attorno a tre date prestabilite: 2019, 1986, 1953.

Il viaggio nel tempo, tema portante del titolo, è il veicolo che il destino usa per mantenere l’equilibrio degli eventi che ci vengono narrati.
Quanta cinematografia ruota attorno a questo tema? Quante volte viene intimato al protagonista di turno di non cambiare il passato, onde evitare ripercussioni impossibili da prevedere?
Se però fosse, per una qualche ragione, indispensabile farlo per dare vita all’oggi per come lo conosciamo?
E cosa accadrebbe se, per una volta, ci rifiutassimo?

Ecco che mi tornano alla memoria film come Ritorno al Futuro, Donnie Darko, Interstellar, Terminator, Predestination, The Butterfly Effect, Il Pianeta delle Scimmie, Timecrimes e Primer, che in assoluto è uno dei miei preferiti, nonché forse il più complesso da seguire tra tutti.
Non posso poi non citare, a tal proposito, serie televisive come Lost, Fringe e Doctor Who.
Tra i videogiochi basta qualche titolo della saga di The Legend of Zelda, oppure il più recente Life is Strange, che tanto ha fatto parlare di sé in questi anni.
La lista è infinita, ma ho un numero limitato di battute entro cui stare e devo dire ancora molte cose.

Questo dimostra quanto in fondo il tema sia sdoganato, stimolante da trattare, ma allo stesso tempo difficile da rendere interessante o perlomeno originale.
Dark in questo riesce nel suo intento, senza alcun dubbio. Anzi, tramite alcuni escamotage visivi, ci tiene, in maniera forse anche fin troppo didascalica, a sbatterci in faccia alcune verità, ma con una grande eleganza stilistica, particolarità che ho apprezzato molto e che non mi sarei aspettato necessariamente di trovare.
La serie gioca queste carte con la sicurezza di chi sa di avere ancora diversi assi nella manica da sfoderare.
Tra tutti c’è il quinto episodio, che reputo tra i più belli mai scritti per il settore televisivo.
Il punto di non ritorno della serie.

La selezione del cast è un aspetto che mi ha colpito particolarmente. Senza scendere troppo nel dettaglio, è facile ipotizzare la presenza di uno stesso personaggio in due o tre età diverse, trattandosi di una serie ambientata nella sola cittadina di Winden in tre epoche diverse. La produzione ha dimostrato una grande cura nella fase di ricerca e selezione degli attori.

La corrispondenza di molti tratti somatici unita alla performance e al linguaggio del corpo suscitano nello spettatore l’impressione di assistere all’interpretazione paradossale dello stesso attore da bambino e da adulto.

Menzione d’onore per gli Apparat e Anja Plaschg che con la loro Goodbye, congiunta all’originale e ipnotica sequenza di simmetrie visive, firmano una delle aperture televisive più belle, suggestive ed emozionanti degli ultimi anni.

Chiudo con una piccola curiosità.

Nella serie viene citato Il viaggio nel tempo di H. G. Tannhaus, un libro che però non esiste nella realtà, ma è solo introdotto e collegato ad un personaggio della storia. Ciò mi ha riportato alla memoria la potente trovata che venne adottata con Donnie Darko. All’interno del cofanetto contenente il DVD c’era il libro con cui entra in contatto Donnie durante il film, La filosofia dei viaggi nel tempo di Roberta Sparrow. Il libro mancava sì di alcuni capitoli – scelta più che comprensibile – ma l’obiettivo di rendere più interattivo e autentico il rapporto tra film e spettatore venne centrato in pieno.

Dark è stata rinnovata, visto il grande successo di pubblico e critica, per una seconda stagione.

 

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