Corto Circuito: Johnny 5 è vivo!

Prima di Wall-e e prima di Chappie (Humandroid) c’era lui, Numero 5, che ci ha teneramente sensibilizzato alla coscienza dei robot senza cadere nel fantascientifico. Un film low budget che è divenuto una piccola perla degli anni ’80, anche se dopo lo scarso successo ottenuto al botteghino non è mai stato realizzato l’annunciato remake.

Numero 5 è il quinto robot prototipo della NOVA Robotics, una compagnia che costruisce robot da guerra per l’esercito americano. Durante la dimostrazione della sua nuova tecnologia avanzata, si scatena un improvviso temporale e il robot viene danneggiato dalla caduta di un fulmine. Numero 5, scosso dalla forte scarica elettrica, diventa curioso e invece di seguire gli ordini impartitegli, scappa e finisce a casa della giovane ecologa Stephanie Speck. La donna entra subito in confidenza con lui, vedendolo così curioso ed estraneo alla realtà quotidiana cerca di soddisfare la sua voglia di “input” e gli insegna a leggere libri e guardate la tv.

In breve tempo, Stephanie viene a conoscenza dell’origine di Numero 5; costretta a denunciarne il ritrovamento, capisce che il suo nuovo amico dovrà essere restituito alla NOVA. Il robot ha però ormai acquisito e compreso il concetto di “morte” e tenta di fuggire prendendo coscienza di sé e affermando di essere “vivo”. Viene infine trovato e spento dal Dottor Newton Crosby, lo scienziato che l’ha creato, ma Numero 5 ormai ha imparato tanto altro ancora e di nascosto riesce inaspettatamente  a riattivarsi e a tornare dalla sua amica. Per i due comincia così una fuga per scappare dalla Robotics: lo stesso Crosby rendendosi conto della coscienza del robot, decide di aiutarli, ma inevitabilmente vengono catturati tutte e tre. Lo scienziato tenterà di far capire e apprezzare le doti umane della sua creazione, ma invano: Numero 5 viene fatto brutalmente a pezzi.

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L’intelligenza del robot però riemerge in un colpo di scena: mentre gli amici sono in preda ad un profondo dolore per la sua perdita, eccolo che ricompare, spiegando di aver usato i pezzi di altri robot simili a lui per costruire un finto sé stesso e di essersi perfettamente nascosto sotto al camion in cui erano rinchiusi.

Il finale vede il bellissimo trio nella tenuta di campagna del padre di Newton, un terreno lontano dalla vita frenetica che può ospitare segretamente Stephanie, i suoi animali e Numero 5, il quale alla fine sceglie un nome tutto per sé: Jhonny 5!

Il film esce per la prima volta il 9 maggio 1986 negli Stati Uniti, da noi arriverà a novembre dello stesso anno. Il titolo originale è Short Circuit e il regista che ha creato Numero 5 è lo stesso de La febbre del sabato sera e Tuono blu, John Badham. Ally Sheddy, dopo The Breakfast Club, è accompagnata nella pellicola dal caro Mahoney di Scuola di polizia, Steve Guttenberg.

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Il regista ha dichiarato che per non cadere nello stereotipo della “macchina pensante”, abusato nella fantascienza, decise di far interagire direttamente il robot con i vari protagonisti, proprio per dare maggiore importanza e ricreare le emozioni delle persone comuni a contatto con tale realtà.

Qualche curiosità

  • Il film fu interamente low budget, ma per realizzare il protagonista furono necessari ben 1,4 milioni di dollari! Oltretutto per rendere Numero 5 in grado di muoversi e interagire in più scene, furono realizzate varie versioni, mentre per muovere le sue componenti fu usato il telemetry suite. Questa tecnologia consisteva in una sorta di scheletro meccanico che se indossato da un membro della troupe permetteva di controllare i movimenti delle braccia di Johnny 5.
  • Uno dei bracci meccanici di Johnny appare nella recente serie Star Trek Voyager, precisamente nell’episodio 13 della seconda stagione.

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  • Il nome originale completo era SAINT NUMBER 5, ossia Strategic Artificially Intelligent Nuclear Transport
  • La testa del robot cingolato pesava ben 13 chili, ne vennero usate tre riproduzioni per ottenere diverse espressioni facciali, vennero scelte anche delle “speciali sopracciglia” che erano in realtà dei piccoli schermi solari usati per muovere la testa.
  • Non a caso è stata scelta “More than a woman” come musica per il ballo tra Stephanie e Johnny, è tratta proprio da La febbre del sabato sera (come detto sopra, diretto dallo stesso regista)
  • Nel 1988 fu realizzato un sequel, Corto Circuito 2, ma ebbe scarso successo, nel 2008 circolarono voci su un possibile remake di cui però non abbiamo avuto più notizie.

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  • John Badham, il regista, ha dichiarato di essersi ispirato alle opere di Asimov, in particolare ad AL-76, in cui un robot ben programmato si perde in un mondo del tutto sconosciuto.

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  • I videogame per ZX Spectrum, Commodore 64 e Amstrad CPC furono creati basandosi sul film originale. Il gioco era diviso in due parti: un’avventura arcade nella quale Numero 5 doveva scappare dai laboratori e una parte d’azione in cui correndo per la città doveva evitare soldati e coniglietti.

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  • Nel film c’è un cameo del regista: mentre Stephanie viene intervistata da un’emittente televisiva interpretò il cameraman che faceva le riprese.
  • Il design di Johnny è stato ripreso palesemente dalla Pixar per il personaggio di Wall-e.

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Saki

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Cuore giapponese in un corpo italiano, leggo manga dalla più tenera età e sogno ancora di cavalcare Falcor! Curiosa fino allo sfinimento, sono pronta a parlarvi delle mie scoperte!

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