COCO – Parlare della morte per celebrare la vita

Arriva in TV uno dei film Disney Pixar più apprezzati degli ultimi anni, COCO! Un’esplosione di colori ci porterà dritti nel mondo dei morti, dove tra musica e risate riscopriremo l’importanza delle nostre radici, dei legami di sangue ma, soprattutto, della vita stessa

recensione coco

COCO è uno di quei film che guarderemo chissà quante volte nel tempo. Uno di quelli che ci farà immediatamente venire un sorriso, anche involontario, non appena qualcuno ce lo nominerà. Perché COCO è la dimostrazione che è ancora possibile scrivere dei capolavori, nonostante tutto quello che vi diranno. La Pixar in questo non è davvero seconda a nessuno, anzi: solo loro potevano prendere una storia ambientata nel Dia de los Muertos, riempire il film di scheletri parlanti, ambientarlo nel regno dei morti e… beh, celebrare la vita.
Proprio così.
COCO, con il suo tripudio di musica e colori, riesce a toccare delle corde delicatissime nascoste nell’animo di ognuno di noi. Credi d’essere andato a vedere un “semplice” film dedicato ai più piccoli (ma come spesso accade, i principali bersagli siamo noi adulti), eppure ti trovi davanti a un vortice di emozioni che ti scombussola al punto giusto. Guardando l’ultima fatica di Lee Unkrich 
Adrian Molina, appare chiaro che ci troviamo di fronte a un qualcosa di decisamente nuovo per un prodotto Disney: viene infatti affrontato il tema della morte, come mai era stato fatto prima.

Pixar riesce a introdurre un concetto così profondo nel modo migliore possibile, facendoci vivere insieme al protagonista un vero e proprio viaggio nel regno dei morti, in cui (ri)scopriremo quanto possa essere importante dare il giusto peso non solo alla famiglia, ma anche al ricordo di chi non c’è più. Coco, nel giusto mix di canzoni e divertimento, riesce a parlare d’amore e tradimenti, di passione (in questo caso per la musica), di speranza e ricordi. Miguel, il ragazzino che sogna di diventare un cantante famoso, toccherà con mano l’importanza del passato, unico veicolo per affrontare il futuro. Magari imparando dagli errori di chi c’è stato prima di noi, provando a fondere vecchie e nuove tradizioni, senza voltare mai le spalle alla famiglia… che per quanto amorevole possa essere, potrebbe ostacolarti, più o meno involontariamente.

Il giovane Miguel vive per la musica, il suo sogno è diventare un famoso musicista… peccato però che nella sua famiglia la musica sia stata bandita da decenni. Precisamente da quando la sua trisavola venne abbandonata, insieme alla sua piccola figlioletta COCO, dall’uomo che ha preferito seguire la fama e il successo in giro per il mondo, piuttosto che restare legato alla famiglia. Da quel momento di abbandono, Mamma Imelda (trisnonna di Miguel, ora passata a miglior vita) ha tirato su una famiglia composta perlopiù da donne forti e indipendenti, che ha saputo farsi un nome nel campo della riparazione delle scarpe. Tramandando il mestiere di generazione in generazione, passando per la bisnonna di Miguel, l’ormai anziana COCO, l’austera Abuelita (nonna del protagonista) e la stessa mamma di Miguel.

Il nostro giovane eroe però non vuol saperne di riparare scarpe: lui ha la musica nel sangue e il suo sogno è quello di diventare un grande musicista come il leggendario Ernesto de la Cruz, considerato il più grande artista di tutti i tempi, idolo di tutto il Messico e osannato sia nel mondo dei vivi che in quello dei morti. Miguel vorrebbe ripercorrere le orme di questo storico musicista, ma con una famiglia come la sua è veramente difficile inseguire un sogno del genere.

Durante il tradizionale Dia de los muertos (l’equivalente del nostro 2 novembre), quando il confine tra terra e aldilà svanisce per alcune ore, il nostro Miguel si ritroverà ad affrontare un lungo viaggio alla ricerca del suo idolo, ma inaspettatamente inizierà anche uno straordinario cammino nel passato della sua famiglia. Il mondo dei morti è rappresentato esattamente come il nostro, con la differenza che gli abitanti sono scheletri pronti a tutto pur di non farsi dimenticare dai loro congiunti vivi: qualora parenti e amici dovessero dimenticare definitivamente il volto e la persona stessa, i morti svanirebbero per sempre da qualunque piano dell’esistenza. Se il ricordo ti tiene in vita (anche se in un altro mondo), l’essere dimenticato da chi ami ti uccide definitivamente. Almeno una persona, una sola, dovrebbe poterti ricordare, altrimenti… beh, finisce tutto. Stavolta sul serio.

L’impianto scenografico del film è davvero impressionante, in alcuni momenti si ha quasi la sensazione di essere lì, insieme a Miguel, a vivere questa folle, meravigliosa avventura. Aver ambientato la storia in Messico, portando all’interno del film il grande bagaglio culturale che questo comporta, è stata sicuramente la carta vincente: le usanze, le tradizioni, il modo stesso in cui trattano il tema della morte, si sposa perfettamente con il messaggio che Disney e Pixar volevano far arrivare.

In questi giorni di festa, in cui si è più liberi e – si spera – forse anche più spensierati, andate a vedere questo film. Certo, una pellicola targata Disney Pixar non ha certo bisogno che un tizio qualsiasi come me sproni la gente ad andare al cinema, figuriamoci… però qui siamo tra amici e io vorrei consigliare le cose migliori ai miei amici. Si parla di morte, ma non si fa che esaltare la vita, si parla di abbandono, ma ritrovarsi sarà ancora più bello… si parla di nonni, a cui forse dobbiamo dare quel pizzico di tempo in più, prima che vadano in quel mondo fantastico fatto di scheletri e musica. COCO non usa una facile retorica, ma scombina tutto quello che pensavamo di sapere dei film d’animazione e si lancia tra i classici del futuro.

E poi, vorreste davvero farmi credere che non vorreste passare una serata a cantare con un tizio del genere?

 

 

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Mr. Kent

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Appassionato di fumetti, curioso per natura, attratto irrimediabilmente da cose che il resto del mondo considera inutili o senza senso. Sono il direttore di MegaNerd e me ne vanto.

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