Bohemian Rhapsody – Recensione

Abbiamo visto l’attesissimo biopic dedicato a Freddie Mercury e ai Queen. La storia è forse un po’ troppo romanzata, ma la potenza della musica e un’interpretazione magistrale di Rami Malek riescono a salvare il film

recensione bohemian rhapsody

Per far capire quanto un film su Freddie Mercury e i Queen fosse atteso, dobbiamo iniziare questa recensione con alcuni dati: nel momento in cui scrivo, il film ha incassato quasi 500 milioni di dollari in tutto il mondo, diventando già il biopic musicale di più grande successo di tutti i tempi.

Se da un lato c’era un certo timore nel vedere un film tratto dalla vita di una delle più straordinarie rockstar di tutti i tempi, dall’altro non possiamo non notare una voglia matta di vedere i Queen sul grande schermo. La grandezza di questa band e della loro musica ha attraversato intere generazioni, abbattuto qualsiasi tipo di muro o contenitore. Non la puoi imbrigliare, una volta liberata, esplode con una potenza unica, in grado di conquistare tutti (o quasi).

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Come purtroppo spesso accade quando ci si confronta con personaggi di questo spessore, non sempre le cose vanno come ci si aspetta: il progetto di questo film è iniziato addirittura 8 anni fa, la sceneggiatura è cambiata più volte, così come il protagonista (all’inizio sarebbe dovuto essere Sacha Baron Coen), per non parlare dei problemi legati al regista: Bryan Singer è infatti stato licenziato proprio nel bel mezzo della lavorazione e il film, ormai in dirittura d’arrivo, è stato ultimato da Dexter Fletcher in post-produzione.

Quindi com’è questo Bohemian Rhapsody? Beh, probabilmente è proprio come la canzone da cui prende il titolo: un crescendo continuo, che esplode nella meravigliosa sequenza finale al Live Aid del 1985. Parte con delicatezza, piomba in un baratro freddo e triste nella parte centrale, risale e raggiunge la gloria nella sua conclusione. Però no, non è un capolavoro come l’omonima canzone, questo va detto. Ci troviamo davanti a un film piacevole, palesemente romanzato in molti punti, probabilmente per creare quella tensione che serviva alla storia del film, più che alla storia vera. Sicuramente i fan duri e puri dei Queen storceranno parecchio il naso nel vedere alcune vicende letteralmente stravolte, altre addirittura omesse per favorire forse una sceneggiatura più lineare. Non lo sappiamo.

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Fatto sta che questa probabilmente non è la vera storia dei Queen, ma certamente è un racconto verosimile. Anthony McCarten e Peter Morgan, che hanno scritto la trama del film, si sono presi ben più di una licenza poetica per raccontare la LORO storia. Che non è esattamente quella vera: gli somiglia (soprattutto nel susseguirsi di avvenimenti che coinvolgevano la band), ma non è fedele al 100%.

Dunque ci troviamo di fronte a un prodotto strano: non un vero e proprio biopic come doveva essere, ma un film liberamente ispirato da vicende realmente accadute. Dunque se da un lato tradisce il messaggio che loro stessi si erano preposti, dall’altro ci regala comunque un film assolutamente godibile, che nella seconda parte riesce a coinvolgere sempre di più lo spettatore, fino a farlo sentire partecipe di quel grandioso concerto del 1985.

Uno dei più grandi dubbi dei fan (e non solo) era ovviamente legato all’interprete di Freddie: beh, Rami Malek è assolutamente perfetto. La sua trasformazione è incredibile, non solo estetica, ma anche fisica: le movenze, lo sguardo, il modo di fare. Lo studio che deve aver fatto l’attore è stato davvero incredibile. 
Per quanto riguarda la voce, possiamo tranquillizzare i fan: si tratta di quella del vero Freddie Mercury (anche se mixata a quella del cantante canadese Marc Matel), dunque è possibile godere delle canzoni nella loro veste originale, non c’è alcun riadattamento da questo punto di vista.

Anche il resto del cast è incredibilmente somigliante: oltre all’ottimo Freddie di Rami Malek, è impossibile non segnalare uno strepitoso Bryan May interpretato da Gwilym Lee (impressionante), che insieme agli altri componenti della band riesce a ricreare nel miglior modo possibile fisicità e gestualità dei componenti originali dei Queen. Ecco, sotto questo aspetto il film è davvero impeccabile, nella composizione del cast c’è stata davvero una cura maniacale.

Non sappiamo perché gli autori abbiano scelto di fermarsi al 1985 (ci sarebbe stato molto altro da raccontare), ma apprezziamo il non aver indugiato troppo nella malattia di Freddie Mercury. Il finale, poi, è davvero da pelle d’oca. Alcuni momenti troppo didascalici e la storia stravolta in più punti, ahimé, influiscono sul giudizio complessivo, facendogli perdere qualche punto… ma il film, preso come prodotto fine a sé stesso, funziona.

Quella straordinaria musica, poi, riesce ad aggiustare tutto.
Se potete, andate a vederlo in una sala iSens o iMax: sentire le canzoni dei Queen con il massimo della definizione acustica vi trasporterà in mezzo a quei 100.000 di Wembley. Avrete la pelle d’oca, canterete, vi emozionerete, vi dimenticherete di essere al cinema.

Ma – grazie a quel finale – vi ricorderete perché amate così tanto i Queen.

 

 

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Mr. Kent

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Appassionato di fumetti, curioso per natura, attratto irrimediabilmente da cose che il resto del mondo considera inutili o senza senso. Sono il direttore di MegaNerd e me ne vanto.

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