Ant-Man and the Wasp – Recensione

Paul Rudd torna nei panni del piccolo grande eroe Ant-Man, stavolta in compagnia di un socia davvero niente male: Wasp, interpretata da Evangeline Lily

Probabilmente non esagero nel dire che il primo film di Ant-Man è stata la vera rivelazione di questi 10 anni di Marvel Studios: un film che partiva con il peso di aver cambiato un regista in corsa, presentando un eroe decisamente meno iconico rispetto ai vari Iron Man, Thor e Captain America, sostanzialmente sconosciuto al grande pubblico. Eppure, proprio mentre tutto sembrava andare contro questo film, la Marvel è riuscita a spiazzare tutti tirando fuori una storia fresca, divertente, originale.

Una pellicola che non si prendesse troppo sul serio, insomma, proprio come il suo protagonista, Scott Lang (interpretato dal bravissimo Paul Rudd). Il pubblico ha giustamente premiato il film, che a distanza di tre anni torna nelle sale di tutto il mondo con un sequel che conferma quanto di buono avevamo visto. Ritroviamo tutti i personaggi che avevamo incontrato nella prima avventura di Ant-Man, ma la storia non parte da dove si era interrotto il primo film, bensì è una diretta conseguenza di quanto accaduto in Captain America: Civil War.

In quel film, Iron Man e Cap se le sono date di sante ragione dividendo di fatto gli Avengers in due squadre: alcuni erano a favore dell’atto di registrazione dei supereroi (uno strumento secondo cui le Nazioni Unite avrebbero controllato le azioni degli eroi), mentre altri, capitanati da Steve Rogers, volevano mantenere la propria indipendenza. Ant-Man si è schierato con Captain America, violando questi accordi internazionali, ed è proprio per questo che qui lo ritroviamo agli arresti domiciliari. Da due anni, ormai, Scott Lang non può abbandonare la sua abitazione. Non è certamente una condizione semplice da sostenere, ma grazie all’affetto di sua figlia e del suo sgangherato gruppo di amici, il tempo è passato piuttosto velocemente. Il film inizia quando mancano solo tre giorni alla fine della pena: un ultimo sforzo di 72 ore e poi Scott tornerà finalmente a essere un uomo libero.

Neanche a dirlo, in quelle 72 ore succede davvero di tutto. Il mondo del nostro eroe viene nuovamente sconvolto da Hank Pym (interpretato dal grande Michael Douglas), ma soprattutto da Hope van Dyne (che ha le fattezze della bellissima Evangeline Lily): i due hanno bisogno dell’aiuto di Scott per tornare nel regno quantico, alla ricerca di Janet van Dyne (una splendida Michelle Pfeiffer), l’originale Wasp, diventata subatomica ormai da trent’anni. L’obiettivo è quello di acquistare al mercato nero l’ultimo pezzo di una tecnologia in grado di creare una sorta di tunnel in grado di portare qualcuno in questo regno, ma per farlo ovviamente ne accadranno di tutti i colori.

Scott sarà costretto ad abbandonare gli arresti domiciliari proprio a un passo dalla fine della pena, con il forte rischio che possa essere scoperto dalla polizia, per tornare a vestire i panni di Ant-Man. A combattere contro trafficanti senza scrupoli e uno strano “fantasma” proveniente direttamente dal passato di Hank non sarà solo, ovviamente: al suo fianco ci sarà Hope, diventata ufficialmente la nuova Wasp, pronta a tutto pur di costruire questo tunnel che potrebbe farle riabbracciare la madre dopo tutto questo tempo. C’è una minima possibilità  che possa essere ancora viva e farà di tutto per capire se è davvero possibile riportarla nella nostra realtà.

Il film è strutturato bene, punta tanto sull’azione che sul divertimento, vero marchio di fabbrica dell’Ant-Man cinematografico. La Marvel, nonostante faccia dell’universo condiviso la sua forza, sta iniziando a dare un’impronta precisa a ogni personaggio: una chiave più fresca a scanzonata che comprende anche Spider-Man e Guardiani della Galassia (primo film a puntare con decisione sull’avventura divertente), cercando così di intercettare anche un pubblico diverso, forse anche più giovane rispetto ad altri film dal taglio leggermente più maturo. Ogni personaggio ora è ben definito, riconoscibile, unico.

Gli effetti speciali sono una vera e propria gioia per gli occhi: vedere Ant-Man trasformarsi in Giant-Man è divertentissimo (e suscita anche un pizzico d’emozione nei lettori Marvel di vecchia data come me…), così come la resa visiva del “fantasma” è assolutamente perfetta. Una menzione speciale la merita senza ombra di dubbio Paul Rudd, che oltre ad aver contribuito alla stesura della sceneggiatura, si conferma davvero come il protagonista ideale per questo genere di film. È lui il vero valore aggiunto, insieme a un Michael Douglas assolutamente voglioso di rimettersi in gioco con un film brillante. Evangeline Lily è più “spalla” che co-protagonista, mi sarebbe piaciuto qualche momento in più dedicato a lei, com’era successo nel primo film. Ma la presenza di Wasp si sente, state tranquilli.

Da sottolineare la grande verve comica di quel genio che è Michael Peña nel ruolo di Luis: a lui e alla sua folle banda si devono i momenti più divertenti di Ant-Man and the Wasp, un comprimario che esalta ancor di più la storia nel suo affresco totale.

Peyton Redd con la sua regia si diverte a divertire lo spettatore, creando il film perfetto per queste vacanze estive. Ovviamente questo ventesimo lungometraggio targato Marvel Studios non è affatto esente da critiche: il villain non è neanche questa volta all’altezza della situazione, ed è un peccato. Perché il personaggio è affascinante, ma forse andava strutturato in maniera più ampia. Ma alla fine è davvero cercare il pelo nell’uovo, perché per due ore possiamo finalmente spegnere il cervello ed entrare nel regno quantico insieme ad Ant-Man, Wasp, Hank Pym e tutta la fantastica combriccola che si portano dietro. Non sarà il film della vostra vita, è chiaro.
Però vi donerà quella leggerezza di cui abbiamo tutti disperatamente bisogno.

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Mr. Kent

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Appassionato di fumetti, curioso per natura, attratto irrimediabilmente da cose che il resto del mondo considera inutili o senza senso. Sono il direttore di MegaNerd e me ne vanto.

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