13 Reasons Why 3 ritarderà per delle dispute sugli stipendi

Brutte notizie per i fan di 13 Reasons Why: vi spieghiamo cosa sta succedendo

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13 Reasons Why è una delle serie di maggior successo degli ultimi anni, ma la tanto attesa terza stagione continuerà a tardare. A quanto pare dal momento della lettura del copione le proteste hanno cominciato a fioccare e ben otto degli attori che compongono il cast hanno proposto la rinegoziazione dei loro contratti.

Arrivati alla produzione di una terza stagione, gli attori hanno avanzato proposte su un possibile aumento di stipendio, prendendo probabilmente esempio dai protagonisti di Stranger Things, che sembrano ricevere un compenso ben più profumato.

Discordanti sono anche i pareri tra gli stessi attori: Dyan Minnette (Clay Jensen), diventato ormai il protagonista della serie, chiede 200 mila dollari per episodio, mentre i suoi colleghi Brandon Flynn, Alisha Boe, Justin Prentice, Christian Navarro, Miles Heizer, Devin Druid e Ross Butler si aggirano intorno ai 150 mila. In ogni caso le cifre superano di molto quelle precedenti, che potevano variare tra i 20 e i 60mila dollari fino ad un massimo di 80mila per Minnette.

Il confronto con la serie del Demogorgone è in effetti schiacciante. Pare che gli stipendi dei protagonisti adulti arrivino a 350 mila dollari ad episodio, mentre quelli dei ragazzi siano intorno ai 250 mila.

Paramount tv, Anonymous Content e Netflix, produttori della serie, stanno quindi cercando un accordo. Pare che per il momento la proposta sia di 135 mila dollari agli attori secondari per la terza stagione e 150 mila per la quarta, mentre per Minnette verranno aggiunti 20 mila rispetto alle cifre degli altri. I contratti non sono comunque a rischio, la serie è indubbiamente statoa uno dei maggiori successi della piattaforma streaming e, oltre alle controversie e al fascino della storia, sono gli attori che hanno contribuito a renderla tale.

Sembrerebbe che la data di inizio per la produzione della serie sia il 13 agosto, i tempi per eventuali accordi perciò stringono e noi restiamo in attesa di conferme.

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